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Storie Lofoio

3 Marzo 2021

È nato prima il Ganzo o prima lo scaldacollo?

Ganzo o scaldacollo che sia la mente vola dritta dritta ad un’antenata di questa domanda. Forse la più antica. Il primo dubbio da quando l’uomo cammina sulle due zampe posteriori: è nato prima l’uovo o la gallina?

Sono quelle domande destinate a restare senza risposta per sempre. In realtà la risposta c’è e anche ben precisa, basta scomodare qualche scienziato appassionato di evoluzioni delle specie o qualche cuoco più erudito del previsto, ma nella nostra mente no, la risposta non c’è. E non vogliamo sentire scuse, né tanto meno spiegazioni: la risposta non c’è. Anzi è solo e sempre “non lo so”.

Restando nello stesso contenitore di domande ancestrali lasciamo il contenuto ovale (d’uovo, appunto) per sostituirlo con un nuovo: il Ganzo.

Per quanto gli argomenti risultino due mondi destinati a non incontrarsi mai il dubbio che ne risulta è altrettanto dilaniante per la nostra tranquillità mentale.

Il Ganzo è uno scaldacollo che non è uno scaldacollo, quindi pur non essendo scaldacollo ne ha bisogno per essere descritto. Prima del Ganzo saranno esistiti altri scaldacolli? Forse sì, ma ganzo deriva dalle taverne bassomedioevali fiorentine ed ha etimologia latina, e allora? Come la mettiamo.

Rispondiamo.

E lo facciamo entrando e restando nello specifico caso di Lofoio.

L’iter di progettazione, produzione e lancio sul mercato di un prodotto, di moda o altro che sia, segue due e solo due possibili strade.

1-Nome a priori. Si decide che il futuro oggetto avrà questo nome e poi si progetta. Ad esempio la Fiat sapeva da mo’ che avrebbero lanciato la nuova 500 anche se ancora non avevano iniziato a progettarla.

2-Nome a posteriori. Crei il prodotto e prima del lancio sul mercato lo battezzi con un nome. Uno scrittore che per pubblicare il suo manoscritto deve trovarvi il titolo anche se la sua opera era in cantiere da decenni.

Quale iter ha seguito il nostro Ganzo? Colpo di scena: nessuno dei due. Come è possibile?

Nome prima o nome dopo la costante dei due esempi è che il prodotto non va sul mercato senza nome. Ci immaginiamo un libro senza titolo?

Invece il Ganzo è andato sul mercato, anzi sui banchi dei mercati, prima ancora di essere il Ganzo e prima ancora di essere uno scaldacollo. Ci spieghiamo.

Il Ganzo nasce come cappello. Il cappello è un tubo piegato su sé stesso e poi cucito. Noi lo portammo alle prime fiere (che in quanto prime erano in toscana) come cappello non cucito, che all’occorrenza faceva da scaldacollo o, appunto, cappello.

Il successo sul mercato (ai mercati) fu immediato e fu lo stesso mercato a battezzarlo.

Ganzo in toscana vuol dire tante cose, da amante a scaltro, bello. Ma è anche la prima entusiasta esclamazione che urliamo a occhi spalancati quando vediamo qualcosa che ci stupisce davvero.

Fu così che gli avventori toscani ai nostri banchi erano spesso incitati a varie reazioni di stupore: “Ganzo!” oppure “Nooo bada Ganzo!”.

Insomma, Ganzo oggi, Ganzo domani il nome si è incollato al prodotto senza mai più lasciarlo.

In conclusione. Se sia nato primo l’uovo o prima la gallina non lo sappiamo. Ma alla domanda è nato prima il Ganzo o prima lo scaldacollo sappiamo come rispondere: il cappello.

Beppe Allocca

3 Marzo 2021

Ha senso divenire vostri rivenditori?

Dubbio comprensibile, domanda lecita. L’origine di un tale quesito può molto probabilmente risiedere nel fatto che siamo dotati del nostro shop online Lofoio. Per cui te, rivenditore, che stai leggendo hai il dubbio che il cliente preferisca acquistare direttamente da noi produttori.

Non nascondiamo certo la possibilità che questo possa accadere ma vi vogliamo dire una cosa: dietro ai nostri oggetti c’è molto di più del semplice cappello o sciarpa che sia. Ci sono le storie.

Storie nate per essere raccontate.

Siamo fervidi cultori dei rapporti off-line. Toccare con mano e sentire (con le orecchie) la voce di chi racconta una storia non potrà trovare replica sugli schermi dei nostri smartphone. Questo lo possiamo sottoscrivere per comprovata esperienza off-line. Noi di Lofoio nasciamo e tutt’ora viviamo di market, di rapporti con le persone e di faccia-a-faccia con il nostro futuro cliente o semplicemente pubblico che ascolta e diffonde ciò che abbiamo da dire sulla nostra idea di moda.

Il toccare con mano acquista ancora più significato quando a parlare devono essere i filati. I nostri filati sono tutti riciclati e le domande “ma il cashmere rigenerato sarà morbido?”, “la lana rigenerata pizzicherà?”, “mi staranno bene quei colori pieni di pallini rigenerati?” non hanno speranza di trovare risposta online. O meglio, la risposta possiamo anche scriverla ma l’esperienza è indubbiamente più esaustiva.  

Per questo ha senso.

Se poi aggiungiamo che vi daremo la possibilità di fare i nostri stessi prezzi (ricordate che online abbiamo la spedizione) e che non avrete vincoli di minimi d’ordine, allora sì che ha senso.

E per voi di Lofoio ha senso?

Certo che lo ha. Si riducono indubbiamente i margini ma moriamo dalla voglia di intraprendere collaborazioni a giro per l’Italia. Per avere una diffusione più capillare e per migliorare quello che facciamo. Già, perché magari insieme possiamo creare una colorazione sulle richieste dei tuoi affezionati avventori.

Infine abbiamo un altro buon motivo. Sostenere il vostro mestiere.

Viva le botteghe che raccontano le storie degli artigiani.

Non ti resta che visitare la pagina dei Rivenditori.

22 Febbraio 2021

Perché gli Sciarpelli sono in Edizione Limitata.

“Mannaggia quanto mi piaceva quella combinazione grigia a righe rosse e bianche ma è andata Sold Out! Vabè… Aspetterò quando la rimetteranno disponibile.”

Questa frase ha ragione di esistere in molti esempi di modelli di vendita di prodotti artigianali e non ma non sempre, o almeno non nel caso dello Sciarpello Lofoio.

Amiamo giocare tantissimo con le fantasie, colori e filati: mischiarli in modo a volte studiato e ponderato e a volte completamente casuale. Spesso ci lasciamo sorprendere dalla bellezza di fantasie che era difficile immaginarci guardando le singole rocche di filato accostate l’una con l’altra.

Per cui abbiamo fatto taaaantissime fantasie di Sciarpello e continuiamo a farne, le combinazioni sono pressoché infinite. Il punto è che di alcune ne abbiamo fatti una dozzina, una trentina, o anche più, e di altri ne abbiamo un trio, un duo o addirittura un solista. Detto come piace tanto agli americani o a chi ripudia parole italiane nelle proprie frasi convinto che lo slang anglosassone dia una qualche forma di credibilità ulteriore: alcuni sono LIMITED EDITION.

Fatto uno, venduto, fine.

“Ma scusa sei artigiano! Se li vendi, fanne altri!”

Vero. Anche questa è una domanda più che lecita e comprensibile.

Ma la risposta spesso è “Non posso!“.

Può sembrare strano ma è così e c’è un motivo. Sapete che amiamo tanto utilizzare filati riciclati per i nostri prodotti, anzi usiamo solo filati riciclati. Ma per noi esistono due tipi di filati riciclati: 1. Il risultato dei mitologici personaggi pratesi: i cenciaioli e 2. Il recupero di rocche piccole piccole di filato avanzate da produzioni nostre o di colleghi che altrimenti andrebbero buttate.

Ecco, spesso (non sempre) lo Sciarpello deriva dal punto 2.

In conclusione. La rocchetta di 20 grammi di filato giallo è da buttare via perché non è possibile farci niente, né un guanto, né tanto meno una maglia.

Fermi tutti! Ma una riga di uno Sciarpello si può fare.

Visita gli Sciarpelli.