“Mannaggia quanto mi piaceva quella combinazione grigia a righe rosse e bianche ma è andata Sold Out! Vabè… Aspetterò quando la rimetteranno disponibile.”

Questa frase ha ragione di esistere in molti esempi di modelli di vendita di prodotti artigianali e non ma non sempre, o almeno non nel caso dello Sciarpello Lofoio.

Amiamo giocare tantissimo con le fantasie, colori e filati: mischiarli in modo a volte studiato e ponderato e a volte completamente casuale. Spesso ci lasciamo sorprendere dalla bellezza di fantasie che era difficile immaginarci guardando le singole rocche di filato accostate l’una con l’altra.

Per cui abbiamo fatto taaaantissime fantasie di Sciarpello e continuiamo a farne, le combinazioni sono pressoché infinite. Il punto è che di alcune ne abbiamo fatti una dozzina, una trentina, o anche più, e di altri ne abbiamo un trio, un duo o addirittura un solista. Detto come piace tanto agli americani o a chi ripudia parole italiane nelle proprie frasi convinto che lo slang anglosassone dia una qualche forma di credibilità ulteriore: alcuni sono LIMITED EDITION.

Fatto uno, venduto, fine.

“Ma scusa sei artigiano! Se li vendi, fanne altri!”

Vero. Anche questa è una domanda più che lecita e comprensibile.

Ma la risposta spesso è “Non posso!“.

Può sembrare strano ma è così e c’è un motivo. Sapete che amiamo tanto utilizzare filati riciclati per i nostri prodotti, anzi usiamo solo filati riciclati. Ma per noi esistono due tipi di filati riciclati: 1. Il risultato dei mitologici personaggi pratesi: i cenciaioli e 2. Il recupero di rocche piccole piccole di filato avanzate da produzioni nostre o di colleghi che altrimenti andrebbero buttate.

Ecco, spesso (non sempre) lo Sciarpello deriva dal punto 2.

In conclusione. La rocchetta di 20 grammi di filato giallo è da buttare via perché non è possibile farci niente, né un guanto, né tanto meno una maglia.

Fermi tutti! Ma una riga di uno Sciarpello si può fare.

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